Marrakech Express
di Gabriele Salvatores (1988)
Ho deciso di rivedere un film rimasto per “AAAANNI” un punto di riferimento nel mio immaginario cinematografico: il vero biglietto da visita di Salvatores, immediatamente successivo alla sua opera prima (divertente, ma forse un po’ ermetica per un non milanese) “Kamikazen”. Ho deciso di rivederlo perché già da un po’ ne avevo voglia, ma soprattutto per la “critica” fatta da uno di voi a Francesco… più o meno si diceva: “Marrakech Express nella Top Five?!?! MA SIAMO SERI!!!”. E’ vero! Siamo seri: Marrakech Express ha dato il via, ben 13 anni fa, ad un nuovo filone del cinema italiano che ha portato ad alcuni risultati non proprio disprezzabili… per fare due o tre esempi ha riportato la nostra gente al cinema, gli attori italiani a recitare senza dover fare facce idiote mentre tastano un paio di tette rifatte, un Oscar (per Mediterraneo). Brutto? Marrakech Express tratta lo stesso tema del blockbuster nostrano del 2001, L’Ultimo Bacio di Muccino: trentenni in crisi nauseati dal lavoro, da amori deludenti, dalla cruda e grigia realtà. Ma il meno cinico Salvatores decide di farli partire dal freddo inverno milanese verso il mite Marocco, all’inseguimento di un miraggio: la vita di quando avevano vent’anni, di quando erano amici per la pelle, di quando i sogni che si fanno a quell’età erano ancora ben lontani dall’evaporare come neve al sole. La banda Salvatores al gran completo mi ammaliò, nell’88: Abatantuono (Ponchia: UN MITO!), Alberti, Bentivoglio, Cederna e Conti…per molto tempo snocciolare i loro nomi mi dava la stessa goduria provata nel ricordare l’undici della finale di Spagna ’82. Anche oggi resta un bel film, Marrakech Express, divertente, riflessivo e unico. Un cult.
GIUDIZIO: WW 1/2
Consigliato a chi ha trent’anni o giù di lì...
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