Sherlock Holmes
di Guy Ritchie (2009)
Dimenticate il look vittoriano, cappello e marsina compresi; lo Sherlock Holmes di Ritchie e Robert Downey Jr è di tutt’altro aspetto. A parte il fisico palestrato, la barba trasandata e i capelli arruffati, anche la moralità è piuttosto “di larghe vedute”; il nostro non disdegna di fare a botte con lottatori clandestini né a mettere in imbarazzo chiunque. Del “vecchio” investigatore rimangono l’arguzia, l’intelligenza superiore e la capacità di analisi. Una caratterizzazione perfetta da parte di Robert Downey Jr che, negli ultimi tre anni, ha visto le sue quotazioni salire in modo vertiginoso. E’ uno degli attori del momento, consacrato da Iron Man (di cui a maggio è prevista la seconda puntata con Scarlett Johansson e Mickey Rourke come new entry a fianco dei principali protagonisti del primo film) e da Tropic Thunder per il quale ha ricevuto la seconda nomination agli Oscar; al di sopra degli “incasellamenti”, capace di dare consistenza e genialità all’ennesima trasposizione su pellicola del personaggio inventato da Conan Doyle. Questa volta il nostro, affiancato come sempre dal fido Watson, si trova a combattere contro Lord Blackwood (interpretato da Mark Strong), lucifero figlio del capo di una potente organizzazione, circondato da un alone di mistero e di satanismo. Anche il nemico, quindi, è diverso dal consueto professor Moriarty. Qui, infatti, il professore è presente in sordina, quasi un aggancio per un eventuale sequel. E’ ovvio che anche per Watson nulla sia come nella tradizione. La scelta di Jude Law chiarisce immediatamente che l’aspetto è molto diverso: non un ometto di mezza età, ma un giovane in perfetta forma e di sembianze gradevoli. Watson, nella versione di Ritchie, è un ex soldato che ha lasciato l’esercito da qualche anno; è coraggioso, più convenzionale di Holmes e capace di affrontare le situazioni con un piglio militaresco. E’ anche innamorato di Mary (Kelly Reilly), con la quale ha fissato le nozze e per questa ragione abbandona la convivenza con Holmes, non senza recriminazione e tentativi di distoglierlo da questa intenzione da parte dell’investigatore. C’è una seconda presenza femminile: Irene Adler (Rachel McAdams), l’unica donna che è riuscita a sconfiggere per ben due volte Holmes. I due hanno un rapporto che si può definire una relazione a elastico e, anche se non le piace ammetterlo, Irene è innamorata di Sherlock. E’ proprio puntando su quest’unico punto debole che il prof. Moriarty ottiene le informazioni e il prodotto che gli interessano, riuscendo così a essere comunque presente nella storia. Storia che vede Holmes e Watson coinvolti in una serie di omicidi e nella presunta resurrezione di Lord Blackwood, condannato all’impiccagione per l’esercizio del satanismo. Azioni mozzafiato in una corsa contro il tempo dove si passa dalle arti marziali alle logge massoniche, alle magie alchemiche alle esplosioni. Una volta scartato l’impossibile rimane solo il possibile, per quanto assurdo e strano sembri. Il film è un action travestito da commedia (o il contrario), ma leggendo bene tra le righe dei racconti usciti dalla penna di Sir Doyle, forse non troppo diverso dalle situazioni immaginate dall’autore. L’ex Mr. Madonna ha realizzato un lungometraggio ben fatto, svelto e godibile. Gli attori sono tutti ben in parte e credibili. Non stupisce, quindi, che sia balzato in testa agli incassi della settimana di Capodanno. Da vedere: per gli amanti di Holmes, per chi apprezza i noir, per coloro che ne hanno abbastanza dei cinepanettoni e per i tanti fan di Downey Jr e Law.
GIUDIZIO: WW 1/2
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