Nostra vita, La
di Daniele Luchetti (2010)
Se vi aspettate un classico film commovente e sentimentale potreste rimanere delusi da La nostra vita; perchè è vero che c'è una tragedia dei sentimenti in questo lungometraggio firmato dal regista di Mio fratello è figlio unico, ma si tratta - insieme all'utilizzo di Anima fragile di Vasco Rossi, leit motiv ricorrente in tutti i 100 minuti di durata del film - di un semplice gancio emotivo per catturare l'attenzione degli spettatori, per farli immedesimare in Claudio (Elio Germano) e render loro impossibile porre degli ipocriti filtri fra sè e lui nello sviluppo della storia. Guardare questo film è un pugno nello stomaco, lo schermo quasi subito sfuma e ci si sente come affacciati alla finestra di una qualsiasi città italiana... a tratti è come guardarsi allo specchio. E ciò a cui si assiste è la morte del Bel Paese, il dilagare di chiazze di Gomorra sulla pelle della piccola gente comune, all'estizione degli Italiani, brava gente. La morte dell'adorata Elena (Isabella Ragonese) durante il parto del loro terzo figlio, getta il trentenne Claudio nello sconforto più totale; incapace di affrontare la situazione si affida all'aiuto di amici e parenti per la cura dei bambini e decide di fare un salto professionale: da capomastro in un cantiere a costruttore. Per farlo ricorre al ricatto nei confronti del suo principale, che ha nascosto la morte bianca di un guardiano notturno romeno alle sue dipendenze. In un'escalation di inganni, trucchi, mezzucci e sotterfugi, Claudio si perde, rispecchiando in tutto e per tutto il popolo che siamo diventati: una massa di furbetti, furfanti, bulimici di denaro ed anoressici di sentimenti. Nel nome del successo, dei soldi, della persona importante che vuol diventare Claudio dimentica cosa sia davvero vitale: la cura delle persone che ama e che lo amano per quel che è e non per quel che vuol diventare, la manutenzione degli affetti, il rispetto per sè e per gli altri. Sembra retorica, facile demagogia, ma basta guardare fuori e dentro di noi per capire quantro queste cose, che dovrebbero essere scontate, siano invece appese ad un filo sempre più sottile, quasi invisibile, tanto da sembrare ormai spacciate... Ed in un mondo come questo è grottesco notare come il perdente, lo zimbello, l'esempio negativo sia una persona come Piero (Raul Bova): timido, capace di accontentarsi di ciò che ha a livello materiale, alla ricerca tenera e sofferta del vero amore, sempre pronto ad aiutare chi ama cedendo tutto ciò che ha... in poche parole una persona normale nel senso più alto del termine. Si piange molto guardano La nostra vita, sia nei momenti più emotivi - nella prima parte del film - ma anche dopo: un pianto agro, che nasce dal vedere quanto un paese meraviglioso come il nostro stia cadendo in basso, tanto da far diventare razzisti verso di noi gli extracomunitari che davvero tentano di integrarsi; un pianto sconsolato, per la vergogna di essere italiani e - chi più chi meno - italiani come quelli che Luchetti pennella con colori impietosi. Ottimo cast, in cui spicca il Giordano Palma d'oro allo scorso Cannes, a conferma del suo valore e della sua incredibile versatilità. Un bel fim, da vedere e poi portarsi dentro per salvarci dal baratro ormai imminente. Specchio dell'anima.
GIUDIZIO: WW 1/2
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