Era il 2000 quando un giovane Bryan Singer portava gli
X-Men creati dal genio di Stan Lee e Jack Kirby sugli schermi di tutto il mondo, inizio di una saga che ha incassato centinaia di milioni di dollari. Dopo tre lungometraggi e uno
spin-off dedicato a Wolverine, i mutanti tornano con un prequel che racconta le origini del Professor X e di Magneto.
In Polonia, nel 1944, il piccolo Erik viene diviso dalla mamma all’entrata di un campo di concentramento; è la scena già vista nel film del 2000, ma qui viene sviluppata per mostrare l’incontro tra Erik e il dottor Sebastian Shaw (un cattivissimo Kevin Bacon) che uccide la madre del ragazzo, per indurlo a mostrare i suoi poteri.
Per contrasto, il regista ci mostra Charles Xavier nella ricca magione di famiglia negli Stati Uniti, dove avviene il primo contatto con Raven, mutaforma che diventerà Mystica (Jennifer Lawrence). Charles accoglie Raven nella sua casa come una sorella e con lei continua il suo programma di studi fino al dottorato nei primi anni ‘60.
Ritroviamo Erik nello stesso periodo impegnato, invece, nella caccia ai gerarchi nazisti, in particolare a Shaw. Il “cattivo” non ha perso tempo, ha sviluppato armi tecnologiche e riunito intorno a sé alcuni mutanti, tra cui Emma Frost (January Jones), telepate ma anche capace di trasformare la sua pelle in diamante, e Azazel (Jason Flemyng) in grado di sparire e spostarsi in un attimo. Anche Shaw è un mutante: ha il potere di assorbire l’energia e di rilasciarla e queste sue doti sono volte al dominio del mondo; per averlo, non esita a portare sull’orlo della terza guerra mondiale le due potenze, USA e URSS.
E’ in questo contesto che l’agente della CIA Moira Mac Taggert (Rose Byrne) riesce a coinvolgere il neodottore Xavier, che nel frattempo ha incontrato Erik. Tra i due “dotati” nasce un’amicizia, fondata anche sull’obiettivo comune di fermare Shaw.
La conoscenza con Hank McCoy - che diverrà Bestia per un esperimento andato a male (Nicholas Hoult) -, genio al servizio dell’agenzia, permette di sviluppare Cerebro, una specie di radar che consente a Charles di identificare altri mutanti. Al gruppo formato da Charles, Erik, Raven e Hank, si uniscono tra gli altri Darwin (Edi Gathegi) e Banshee (Caleb Landry Jones), mentre Wolverine (un mini cameo di Hugh Jackman) rifiuta malamente.
La dura lotta contro Shaw riuscirà a fermare la guerra (si vedono filmati d’epoca con Krusciov e Kennedy), ma porterà la frattura tra Erik e Charles, costringendo quest’ultimo sulla sedia a rotelle.
La casa di famiglia di Charles diverrà la sede della Scuola degli X-Men, mentre Erik con alcuni mutanti, tra cui Raven ormai pienamente Mystica, più scettici nei confronti degli umani “normali” fonda la Confraternita di Magneto.
James McAvoy (il Tumnus de
Le Cronache di Narnia: il leone, la strega e l’armadio, oltre che il ragazzo reclutato da Angelina Jolie in
Wanted) è il giovane Charles, mentre Michael Fassbender è Erik/Magneto.
Pensato da Vaughn come una possibile nuova trilogia “di conoscenza”, un po’ sulla falsariga del lavoro di Christopher Nolan con
Batman Begins, il film pone l’accento sulla nascita e l’evoluzione dell’amicizia tra Charles ed Erik e sulla perdita di “umanità” di quest’ultimo. Le malvagità a cui i nazisti l’hanno sottoposto da bambino hanno scavato una diffidenza verso gli umani e una “certezza” della loro incapacità di accettare ciò che è diverso. Una voglia di combattere l’umanità che nemmeno l’amicizia con Charles ha scalfito.
Il film è basato su uno script di Jamie Moss che è stato rivisto dagli sceneggiatori di
Thor; il risultato è un buon lungometraggio, che scorre veloce. Anche la scelta di utilizzare il 2D nulla toglie alla spettacolarità, soprattutto se si vede nelle sale digitali.