Siamo nel centro di Manhattan all'inizio degli anni 2000, in un giorno come tutti gli altri, o quasi.
Eric Packer (Robert Pattinson), giovane e ricchissimo giocatore di borsa, deve rifarsi il taglio dei capelli. Per farlo deve attraversare New York con la sua bianca limousine super-lussuosa. Il capo delle guardie del corpo lo avverte: la sua vita è in pericolo, un killer impazzito si aggira per la città, e lui è il suo obbiettivo. Ciò non basti a creare aspettative da film d'azione, perché in tal caso si rimarrebbe delusi. Chi s'è fatto ingannare dal trailer, e si aspettava una trama intricata con sparatorie annesse, non può che assistere al film con un senso di claustrofobia. Delle due ore di durata, la prima si svolge quasi interamente all'interno della limousine personale del protagonista. Dall'interno dell'abitacolo, studiato dal sistema d'insonorizzazione fino all'ultimo dettaglio iper-tecnologico, Eric può fare praticamente tutto. Grazie a palmari incorporati può tenere sotto controllo i titoli dello youan, ma può anche ricevere amici, colleghi, e perfino il dottore che lo sottopone al check up completo quotidianamente. Ma anche donne con cui consumare rapporti, nonostante sia da poco sposato con una poetessa stravagante. Nell'arco della mattinata, uscirà dall'auto solo per mangiare con lei ed andare a trovarla in svariati posti, senza mai riuscire a colmare la loro inesistente affinità sessuale. Si sa, New York è la città caotica per antonomasia, ogni giorno succede qualcosa di importante, e talvolta, percorrere la città può voler dire stare ore in mezzo al traffico. Durante la traversata, infatti, alcune strade son bloccate perché il presidente è in città, poco lontano impazza una protesta anarchica, e dietro l'angolo si sta svolgendo il funerale di un rapper famoso. A fine giornata, Eric finalmente andrà dal parrucchiere, la limousine sarà parcheggiata, e ci sarà la resa dei conti con il killer (Paul Giamatti).
Essendo tratto dall'omonimo romanzo di Don DeLillo (scritto nel 2003), posso affermare che la resa cinematografica è degna della forma romanzesca, anche grazie alla sorprendente interpretazione di attori vecchi e nuovi. Le riprese sono quasi sempre dall'interno dell'abitacolo: ciò serve a creare il giusto distacco presente fra il protagonista alienato e i fatti reali, che per lui rappresentano un semplice ostacolo. Eventi come la visita del presidente, una protesta anarchica ecc. siamo abituati a vederli “dall'interno”, grazie ai servizi di cronaca dei telegiornali; nel film, invece, aleggiano nell'aria ma non si vedono mai chiaramente, sappiamo che sono in atto, ma sono distanti. I dialoghi sono lunghi e richiedono un certo sforzo per esser seguiti e interpretati, e gli scambi di battute sono spesso avvolti da una dimensione di irrealtà. Alcune scene sembrano il frutto dell'irrazionalità, che verrà esplicata nel lungo dialogo finale fra vittima e carnefice. Non si capisce più, però, chi sia la vittima, se l'uomo minacciato dalla pistola, o l'uomo costretto ad adattarsi alla società capitalistica dell'accumulo di beni materiali, della perenne concorrenza spietata, del ritmo irrefrenabile del consumo e dello sviluppo tecnologico, sfruttato e abbandonato da datori di lavoro senza scrupoli, alienati, quasi disumani. Che livelli può raggiungere la volontà di potere? Che effetti provoca il poter spendere 1$ come un milione, in un mondo in cui le persone si scannano per avere sempre di più?
Un film sulla nostra inconsapevolezza, sulle nostre ossessioni, sulla nostra volontà di affermare il potere (anche quando si tratta di un banale taglio di capelli), che di certo non appaga il senso di avventura e di brivido, ma piuttosto stimola le riflessioni, un film concettuale, da ascoltare e assaporare fino all'ultima battuta.
GIUDIZIO: WW 1/2
Nonostante l'americanissima ambientazione, il film di produzione canadese e internazionale riesce a rispettare il romanzo, dare spessore a Pattinson, rappresentare un dramma attualissimo. Non delude le aspettative.
Enrico Mariani
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