Monuments men
di George Clooney (2014)
George Clooney torna dietro la macchina da presa per la quinta volta portando sullo schermo la storia vera tratta dal libro “The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves and the Greatest Treasure Hunt in History” di Robert M. Edsel. Ambientata negli anni ’43-44-45 del secolo scorso, durante la Seconda Guerra Mondiale, vede gli Alleati impegnati non solo a sconfiggere Hitler, ma anche a recuperare per quanto possibile il patrimonio artistico sottratto dai tedeschi ai paesi occupati. Hitler, infatti, aveva il progetto di creare il più grande museo della storia (appunto l’Hitler Museum) a Linz, in Austria, sua patria d’origine. Per far ciò, le SS avevano anche il compito di sequestrare, con tutti i mezzi, quadri, statue, arazzi ecc, spedendole, poi, in Germania. Clooney ha voluto fortemente realizzare questo film, profondamente convinto, come ha dichiarato, che “raccontare questa storia significa contribuire a ricordare che ci sono ancora tanti capolavori perduti da recuperare e, soprattutto, impedire che il nazismo abbia vinto anche solo in parte”. Il tenente dell’esercito americano George Stout (Clooney) mette insieme un gruppetto di sei persone di mezz’età, che normalmente fanno gli architetti, gli storici, il coreografo…, e con il suo sottotenente James (Matt Damon) arriva in Francia. Mentre l’esercito alleato avanza verso Berlino, Stout e i suoi cercano di trovare e salvare migliaia e migliaia di opere nascoste da Hitler, prima che le SS in fuga le distruggano come ordinato dal Fuhrer. Il cast comprende anche Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin, Bob Balaban, Hugh Bonneville e Cate Blanchett nei panni di una storica dell’arte parigina che contribuisce al ritrovamento di molte opere trafugate dalla Francia e dal Belgio. E’ un film che fa riflettere perché lo scempio perpetrato dai nazisti è, purtroppo, comune in tanti conflitti. Ancora oggi, per esempio, salvaguardare le opere d’arte non è un obiettivo, anzi. Non solo le persone vengono massacrate (vedi in Sudan, in Afghanistan, in Iraq…), ma viene raso al suolo tutto quanto è possibile. Perché distruggendo la cultura si annienta la memoria collettiva di un popolo ed è più facile reprimere la voglia di libertà.
GIUDIZIO: WW
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