Fight Club
di Chuck Palahniuk (2003)
Innumerevoli sono le citazioni che potrei pescare a piene mani da Fight Club, l'opera prima con cui l'immenso Chuck Palahniuk ha preso a schiaffi il mondo a suon di parole taglienti come lame, deflagranti come esplosivo. Il romanzo in questione ha un fortissimo potere visionario, dipinge davanti ai nostri occhi la realtà tediosa ed alienante di Jack, trentenne in carriera in una società d'assicurazioni, propietario di un appartamento ai piani alti di un lussuoso grattacielo totalmente arredato Ikea nel quale passa però solo alcune notti - quando non deve girare per gli USA a fare sopralluoghi su automobili difettose che prendono fuoco grigliando i loro occupanti - e frequentatore "abusivo" di gruppi di sostegno serali per malati terminali al fine di trovare quel po' di calore umano di cui sente estrema carenza. Ma un bel (?) giorno ecco che durante un volo coast to coast spunta nella sua vita Tyler Durden, con i suoi progetti, con le sue idee sul mondo, sulla società, sullo strapotere che il Grande Fratello esercita sulle nostre vite: "Sa perché mettono le maschere di ossigeno sull'aereo?". "Per poter respirare...". "No! L' ossigeno ti fa sballare. In un'emergenza catastrofica uno fa grandi respiri di paura. A un tratto diventi euforico. Docile. Accetti il tuo destino"... ..."Siamo un'intera generazione che pompa benzina. Che serve ai tavoli. O schiavi coi coletti bianchi. La pubblicita' ci fa inseguire le macchine e i vestiti. Fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono. Siamo i figli di mezzo della storia: non abbiamo la grande guerra ne' la grande depressione. La nostra grande guerra é quella spirituale . La nostra grande depressione é la nostra vita. Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non é cosi. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene". Tyler che propone a Jack la creazione di un gruppo di combattimenti clandestini come terapia contro il controllo mediatico e religioso delle coscienze: "Quanto sai di te stesso se non ti sei mai batutto?". Quest'incontro gli cambierà radicalmente la vita, lo coinvoglerà in un'escalation vertiginosa ai margini del sistema ed oltre ancora, fino alla quasi involontaria - o meglio inconsapevole - fondazione di una folta comunità di ribelli, di sovversivi, di anarchici invasati al limite del fanatismo religioso in una pericolosa spirale di schizofrenia. Ma alla fine questo non sarà altro che un incontro con se stesso, o meglio con quella parte di sè che non accetta la gabbia in cui siamo rinchiusi giorno dopo giorno. Linguaggio asciutto ed immediato, continui cambi di voce narrante e distorsioni temporali, metafore spettacolari, trovate geniali, sarcasmo scorticante: tutto questo e molto di più è Chuck Palahniuk e Fight Club ne è stato un primo esempio, direi forse solo un assaggio... non la sua miglior opera, ma considerato che si tratta del suo primo libro pubblicato, ciò non può che farci leccare i baffi per ciò che è venuto dopo! Rivoluzionario!
GIUDIZIO: WW 1/2
Fincher, con maestria più unica che rara, è riuscito nel 1999 a dare al romanzo di Palahniuk ciò che gli mancava creando una dualismo inscindibile, le due facce di una stessa medaglia: la carica visionaria delle righe di Chuck danno vita e respiro alla pellicola, il montaggio magistrale del film diventa muscolo pulsante sullo scheletro delle frasi ridondanti e martellanti del libro (edito come gli altri Strade Blu Mondadori).
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