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Mare di legno, Il
di Jonathan Carroll (1999)
"Come si naviga su un mare di legno?". Questa è l'assurda domanda cui si trova a dover rispondere Frances McCabe, capo della polizia della minuscola Cran's View nello stato di New York al termine dell'assurda vicenda su cui si impernia questo onirico romanzo di Carrol (edito Lain). L'autore di Mele Bianche e Il Paese delle Pazze Risate non si smentisce nemmeno qui, confermando la sua natura visionaria, al limite dell'allucinato, sebbene - voglio sottolinearlo fin da subito - non riesca a raggiungere i picchi che ha dimostrato di poter raggiungere. Carrol deve essere un tipino alquanto strambo, che tra le mura di casa mi immagino impegnato in sedute spiritiche e incontri ravvicinati del terzo tipo, oltre che all'uso - se non abuso - di acido lisergico: Il mare di legno si apre con l'adozione da parte di Frannie di un vecchio cane a tre zampe dal nome Antica Virute, il quale dopo alcune ore - sfiancato - ci lascia le penne. Da qui la vita di McCabe cambia bruscamente, repentinamente e decisamente non in meglio. Seppellisce il vecchio cane in un bosco e il giorno dopo ne ritrova il cadavere nel bagagliaio dell'auto accanto ad una lunga piuma multicolore dalla trama indecifrabile, riceve visite decisamente misteriose da entità antropomorfe con poteri soprannaturali e viene coinvolto in viaggi nel proprio futuro e passato alla ricerca di un non definito qualcosa che metta in sesto una misteriosa Macchina dei Mondi in grado di ristabilire un predefinito ordine universale. A metà strada tra il mistico, il paranormale ed il fantascientifico Il mare di legno non svela indizi che chiariscano le idee del lettore fino alle ultime trenta delle oltre 300 pagine di cui si compone e quando lo fa lascia un po' d'amaro in bocca per la - non dico scarsa - ma quantomeno poco spiccata creatività che l'ispira. Oltretutto dietro alle ultime pagine si intravede l'autore, che saltellando per farsi notare, ci manda un messaggio puro, ottimista, buonista, ma alquanto banalotto: per dare risposta anche al più difficile quesito della vita è necessario che in noi sopravvivano tutti gli io (dal bambino all'adolescente, dal ventenne al trentenne) che hanno contribuito a fare di noi gli uomini che siamo. Scheggiato.
GIUDIZIO: W 1/2
Come gli altri romanzi di Carrol un libro che rappresenta una sfida per il regista che si voglia cimentare nella sua realizzazione cinematografica. Effetti speciali garantiti, soprattutto nella scena dell'incontro tra Frannie ed i Fab Four...
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Filippo Nembrini
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