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Maledetto (F.N.)
di Susanna Sarti Piazza (2005)
"Se tu dovessi scegliere, preferiresti dover morire per amore o uccidere per amore?". Su questa domanda concettualmente inesatta si fonda tutto lo sviluppo di Maledetto (Editing Edizioni), viziandone secondo me il valore contenutistico: se infatti per amore altrui si può sacrificare la propria vita, è possibile uccidere la persona amata spinti dall'amore solo e unicamente nel caso dell'eutanasia... voglio dire che in tutti gli altri casi lo si fa per egoismo, per paura, per odio, per insicurezza: niente a che vedere con l'amore, dunque. E - a mio parere - sono proprio questi ultimi i sentimenti che emergono dai personaggi di Susanna Sarti Piazza, dalle storie parallele di Lavia e Mary, compagne di cella e di condanna: entrambe in galera per scontare un ergastolo. Le due donne da più di un anno vivono in pochi metri quadri, ma si comportano come vicini di casa che si incrocino in ascensore: zero confidenza; questo fino a che Mary pone la domanda con cui ho iniziato questa recensione: allora un fiume di parole e di sentimenti prende pian piano a socorrere dai cuori delle due, che vanno a ripercorrere il loro recente, tragico passato in una sorta di calvario verbale, in una ricerca d'espiazione. In realtà Maledetto narra la meno empatica delle due vicende - quella di Lavia - relegando a corollario la difficile storia di Mary, rea di aver ucciso il figlio tossicodipendente: più impegnativa da eviscerare in tutte le sue sfumature ed ombre psicologiche, ma certamente più intrigante ed affascinante da leggere. La parabola discendente di Lavia è invece quella disegnata da una stella votata al suicidio, una caduta libera e volontaria nella disperazione più nera a causa di un'immaturità mascherata da amore folle. Dalle parole di Lavia traspare che la colpa di tutto ciò che accade sia di Lorenzo, saxofonista di dieci anni più giovane di lei, di cui si innamora follemente e che finirà coll'uccidere per disperazione. La scrittura dell'autrice non aiuta la scorrevolezza della lettura di questo seppur breve romanzo; nei dialoghi in particolare le parole usate per esprimere i concetti sono molto ricercate, troppo forse: si vede che la Sarti Piazza insegue una sua idea di perfezione estetica delle frasi, ma questo lo paga poi in naturalezza, immediatezza e spontaneità, rendendo il lettore poco o per nulla partecipe agli stati d'animo dei personaggi. Il finale piuttosto crudo e inaspettato porta un velo di disperazione in più sulle due protagoniste, dando al titolo Maledetto un senso compiuto. La signora Sarti Piazza è solo al secondo capitolo della sua storia di scrittrice e siamo certi che in futuro non potrà che migliorare a tutto tondo. Donne oltre l'orlo di una crisi di nervi...
GIUDIZIO: W
Un film ispirato a Maledetto? Se affidato ad un'abile regista come la Comencini potrebbe anche rivelarsi una piacevole sorpresa...
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Filippo Nembrini
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