Pigmeo
di Chuck Palahniuk (2009)
"Impresa ardua ma infine non difficile leggere accessorio carta composto di pagine noto come libro, di ultima uscita di autore Palahniuk. Forse scrive così a scopo di sperimenta nuovo stile o mettere alla prova lettore". Pressapoco la narrazione va avanti così per tutto il libro, a parte i discorsi diretti. Il noto autore ha voluto rendere realistica al massimo grado la sua opera facendo parlare in prima persona il protagonista. E sapendo che quest'ultimo è uno straniero che conosce poco e niente l'americano (italiano nel nostro caso), capiamo subito il motivo di questa "sintassi" poco ortodossa. Non è la prima volta che Chuck sperimenta nuove tecniche narrative per colorire le sue storie: abbiamo già visto in Survivor la numerazione delle pagine e dei capitoli al contrario, partono infatti dal 47 per arrivare fino al primo e da pagina 289 fino a pagina uno; anche in Cavie troviamo la formula poesia-racconto-narrazione che frammenta l'intero romanzo; infine in Rabbia il romanzo è nuovamente frammentato e la storia la si evince dalla successione divisa in testimonianze di diverse persone. La nuova storia invece, parla di un ragazzino tredicenne straniero che arriva in America grazie ad uno scambio studentesco e viene a far parte di una "famiglia-tipo" americana che lo ospita in casa propria. Ogni membro lo accoglie a modo suo: chi con insulti, chi con abbracci, chi con un con tolleranza seppur con un briciolo di diffidenza. Il nostro amico, soprannominato "pigmeo" dalla comunità americana, sicuramente non si trova lì per perdersi in cose del tipo baci, abbracci e integrazione. Il suo scopo è quello di mettere in atto un piano (Operazione Caos), che segue vari passaggi, supportato dai sui coetanei e concittadini, anche loro ospitati, il cui scopo finale è quello di provocare la morte del maggior numero possible di persone nel pese "nemico - male del mondo", gli USA. Per fare ciò deciderà di partecipare ad un concorso di scienze, che si svolgerà a Washington, in cui porterà il suo progetto per terminare la missione. L'autore ci permette di vedere gli States con gli occhi di uno straniero che scopre una nuova terra nemica, ne scopre la cultura e i costumi, rivelandoci così la xenofobia, il terrorismo mediatico, e quindi scagliando una sferzante denuncia sociale. Ma il tutto è alleggerito dall'immancabile umorismo, e dalle insolite curiosità e abitudini personali dei membri della famiglia ospite, come ad esempio la madre bisognosa di autoerotismo per raggingere l'orgasmo o le furtive uscite della "sorella" in piena notte. Inoltre il protagonista, addestrato all'uso delle armi e delle arti marziali fin dalla tenera età, non manca di renderci partecipi di tutti le mosse mortali con la quale metterebbe a tacere volentieri molte persone, e ci martella con le massime di alcuni dittatori, anarchici e rivoluzionari della storia che arricchiscono ogni capitolo. Una buona manciata di complimenti va al traduttore Matteo Colombo che è riuscito a decifrare l'ultima pazzia di questo "scienziato" della narrativa americana. Non si sa se premiare o penalizzare questo suo ultimo lavoro. Ma bisogna riconoscere che scrivere un intero libro in questo modo non deve essere stata una passeggiata. Purtroppo i "puristi" potrebbero non apprezzare le sperimentazioni eccessive del "neo-Palahniuk". In effetti i cambiamenti ci sono stati, per quanto riguarda lo sitle e l'impeccabilità delle trame, che ti tenevano incollato al libro. Io faccio parte di coloro che apprezzano di gran lunga l'autore delle origini, ma non dispero e continuo a seguirlo, perchè lo accetto così com'è. Imprevedibile!
GIUDIZIO: WW
Se volessimo farne un film verrebbe fuori una commedia grottesca con pizzichi di satira sociale. Ma mi sorgono due domande: la voce narrante è meglio renderla comprensibile o lasciare questo particolare linguaggio? Non susciterebbe critiche e polemiche un film in cui un ragazzino terrorista tenta di compiere l'ennesimo attentato negli USA?
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