Passione di Cristo, La
di Mel Gibson (2004)
Parlando de La passione di Cristo si rischia di sollevare un vespaio, di ingenerare polemiche e discussioni - come puntualmente è accaduto - sulla veridicità storica di quanto narrato da Gibson (e anche di come ha deciso di farlo), di offendere quella o quell'altra sensibilità - a seconda che chi legge sia o meno cristiano cattolico. Ritengo però che sia doveroso, prima di tutto, chiedersi che tipo di film sia quello girato dalla star australiana: un kolossal storico? Un manifesto a favore della Santa Romana Chiesa? Una pellicola antisemita? Un inno al cattivo gusto? Niente di tutto ciò, mi verrebbe da dire: è un film drammatico - forse a tratti fino agli eccessi - dedicato agli ultimi giorni di vita di una delle chiavi di volta della storia dell'umanità: un uomo chiamato Gesù di Nazareth. Un uomo straordinario - questo credo sia innegabile - che qui viene narrato nella sua più totale carnalità, umanità e concretezza, in contrapposizione alla figura spirituale, divina e soprannaturale venerata da milioni di fedeli in tutto il mondo nel corso degli ultimi due millenni. Il terrore generato dalla fine imminente di cui è consapevole, il dolore straziante delle percosse, delle flagellazioni, delle torture di ogni genere, l'umiliazione bruciante dell'irrisione, delle denigrazioni rendono il Cristo di Gibson drammaticamente terreno. Certo, forse - e viene da augurarselo, fedeli o meno - le ultime trentasei ore di Gesù non furono così atrocemente inondate di sangue, del suo sangue, ma vien da pensare che comunque non gli fu riservato un trattamento in guanti bianchi, anzi. Ed essendo il tema del film la passione - dunque il travaglio, la pena, la sofferenza - Gibson (oltretutto noto ultracattolico) si è preso licenza di enfatizzare la lacerazione delle carni, la mortificazione del corpo di Cristo. Questa scelta può - come tutto - essere opinabile, ma è innegabile che questa linea di condotta renda l'impatto del film devastante, ne faccia una pellicola di fronte a cui a cui non si può assolutamente restare insensibili, che non può non provocare commozione, pathos, coinvolgimento... e questo nonostante le oltre due ore di dialoghi in aramaico. La ragione delle tante polemiche ingenerate da La passione di Cristo è da ricercare quindi, come dicevo inizialmente, nel tema, non nel modo in cui si è scelto di raccontarlo. Prova ne sia che il successivo Apocalypto, innegabilmente altrettanto cruento e crudo, non ha creato scandali di sorta. Straziante!
GIUDIZIO: WW 1/2
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