Un boss in salotto
di Luca Miniero (2014)
Vergognarsi della famiglia di origine: questo è quello che ha fatto Paola Cortellesi nella commedia di Luca Miniero. Di origine napoletana, il suo personaggio si trasferisce all’estremo nord dell’Italia, cambia il suo nome da Carmela a Cristina, impara a esprimersi come una vera trentina, si sposa con uno del luogo dal cognome che più generalista non si può (Coso, interpretato da Luca Argentero), fa due figli e si crea una famiglia “perfetta”. Nella sua idea di perfezione, ovviamente, non c’è posto per il fratello Ciro (Rocco Papaleo), un delinquentello che, nella sua storia costruita, diventa una persona seria scomparsa anzitempo. Peccato che il destino ci metta lo zampino: Ciro è indagato come supposto boss di mafia e mandato agli arresti domiciliari in attesa del processo. E, come sede, Ciro sceglie proprio la casa della sorella, arrivando improvvisamente a sconvolgere il tran-tran costruito con tanto impegno da Cristina. La sua presenza, però, mette in mostra anche la reale natura dei falsi perbenisti locali e fa scoprire a Cristina/Carmela il vero significato della parola “famiglia”. Veramente brave le due presenze femminili principali, appunto la Cortellesi e una cinica Finocchiaro nei panni della ricca del luogo, moglie del datore di lavoro di Coso e praticamente della maggior parte degli abitanti del paese. Bravini anche Papaleo, Argentero e Franz (del duo Ale & Franz). Il film, però, non morde. Qualche volta si ride, ma nel complesso il lungometraggio si trascina e non riesce a essere all’altezza di altre opere del regista e di Papaleo.
GIUDIZIO: W 1/2
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