Michele Pastrello, di cui abbiamo già parlato sulle nostre pagine in occasione delle uscite di
32 e
Ultracorpo (interpretato dal bravissimo Diego Pagotto di recente apprezzato nella produzione Sky
Faccia d'angelo), e lo fa in modo inusuale rispetto al passato: invece di raccogliere premi in diverse rassegne dedicate ai corti lo fa dedicando l'esclusiva al sito
Sugarpulp. Il sottobosco di
InHumane Resources ha lo stesso
fil rouge di tutta la produzione pastrelliana: una feroce critica sociale. In tempi in cui tanto si discute di riforma del lavoro, tema che rischia di portare al tracollo il Governo tecnico guidato da Mario Monti, Michele ci propone 20 minuti di guerra senza quartiere tra 4 giovani - 2 uomini e 2 donne - in abiti di tarantiniana memoria. I quattro si braccano, si sfuggono, si colpiscono brutalmente in un labirinto industriale abbandonato, seguiti nelle loro gesta da delle videocamere che tengono nel taschino della camicia. In un mix d'atmosfere che fondono - tanto per avere dei riferimenti - l'Orwell di
1984 (da cui è tratto il
quote iniziale), l'Hirschbiegel di
The Experiment e una versione horror del Cappuccio di
Volevo solo dormirle addosso,
InHumane Resources ci dà una lettura del mondo del lavoro che durante la visione appare esagerata. Ma più si scorrono i venti minuti di questo bel corto e più capiamo che le cose stanno proprio così: la guerra per ottenere o mantenere un posto di lavoro oggi come oggi fa davvero morti e feriti. Forse - non ancora per lo meno - non scorre il sangue, ma sicuramente le ferite sul morale, sulla fiducia nelle proprie capacità, sulla morale delle persone sono evidenti. Una regia molto curata, una delicata colonna sonora - composta dallo stesso Pastrello - ed una fotografia elegante fanno da contraltare alla crudezza dei contenuti, rendendo molto bene l'idea di quanto un ambiente in superficie patinato come un ufficio possa nascondere al suo interno una jungla infernale. Il primo salto verso una platea internazionale - le poche battute tra i protagonisti sono in inglese - di Michele ci fa sperare in riconoscimenti anche all'estero, per poi vedere approdare in sala il primo lungometraggio di questo ottimo regista. In bocca al lupo!